giovedì 11 ottobre 2012

Ma tu guarda!

Riporto così com'è dal sito di repubblica.it un articolo denso di ovvie banalità che la contrapposizione politica, non più pacifica, consente di pubblicare. Il costo degli "apparati" è superiore a quanto si spenda per lo sport... ma chi lo avrebbe mai detto? Ci sono più soldi per dirigenti e coglioni vari che non per atleti e tecnici, ma dai? 

Arriverà mai il momento della verità per lo sport nostrano? Per adesso godiamoci gli stracci che volano e, personalmente, la consapevolezza di non aver mai dubitato che fossero tutti, o quasi, meno che porci. Questa è solo la prima puntata e non vedo l'ora di gustarmi la parte su FIN, voi dite che repubblica permetterà al senatore PDL di scopare sotto il tappeto? Secondo me repubblica è un prodotto da spazzatura, ma visto il tempismo dell'uscita di questa "inchiesta" confido che non facciano sconti al nemico e ce la raccontino per bene. Ricordo a chi non avesse seguito i fatti che pochi giorni fa Barelli ha insultato il giornalista Zunino di repubblica per aver pubblicato un articolaccio sulla faccenda dei pasti al centro federale di Ostia. Ringraziamo il cielo, che almeno quando vengono punti sul vivo questi giornalisti servi del potere si sprecano per buttare giù due righe. Ah già, grazie anche a Barelli... che è diplomatico come bin laden:)

 

La burocrazia sportiva divora soldi di Stato
A pagare il conto sono i giovani e gli atleti

Il Coni percepisce dal ministero del Tesoro più di 400 milioni, ma solo la metà è destinata alle attività sul campo. Il resto serve a far funzionare la macchina: rimborsi spese, dirigenze e rappresentanza. Nella suddivisione il calcio la fa da padrone, ricevendo il 30 per cento dei contributi federali destinati ai settori non professionistici. Il caso della Federazione italiana di Pentathlon moderno (FIPM) che non ha mai pubblicato né il bilancio né il nuovo statuto

ROMA - La spending review tocca anche lo sport. Tocca anche il Coni e le federazioni che dal Coni ricevono le risorse economiche. Ma attenzione, a stringere la cinghia non sono i passeggeri saliti sul carrozzone della dirigenza, composta per lo più da personaggi che poco hanno a che fare con lo sport. Quelli che alle Olimpiadi erano in prima fila durante la cerimonia di apertura, davanti agli atleti. L'Italia è stata l'unica delegazione, su 204, in cui le teste bianche si sono piazzate in bella vista, prendendosi la ribalta e gli onori. Un'immagine emblematica, e piuttosto imbarazzante, che ben rappresenta le priorità del sistema Sport in Italia: prima la politica, poi tutto il resto. Abbiamo cercato di capire quanti dei fondi che il Coni, ente pubblico, riceve dallo Stato e distribuisce alle federazioni (che invece hanno natura privata) vengano veramente utilizzati per l'attività sportiva, specialmente  di base, e quanti vengano invece spesi o sprecati nel funzionamento del sistema. Nella maggior parte dei casi abbiamo avuto enormi problemi a reperire i bilanci, sebbene il Coni, che li approva, obblighi le federazioni a renderli pubblici, anche perché le federazioni svolgono in parte attività di natura pubblicistica, come organi del Comitato olimpico italiano. Il Coni, che per il 2012 può contare su risorse per 428 milioni (di cui 408,9 provenienti dal ministero del Tesoro) per il 2011 ha versato alle federazioni, alle discipline associate, a enti di promozione sportiva e alle forze armate circa 294 milioni di euro e 246 milioni nel 2012. Il resto serve per far funzionare il Coni stesso (rimborsi spese, utenze...). Per il personale 58,5 milioni nel 2011 e 58,3 nel 2012. Solo 5 milioni vengono destinati al "progetto di alfabetizzazione motoria" nelle scuole primarie insieme al Ministero dell'istruzione. Un investimento che evidentemente non può bastare a realizzare una vera promozione sportiva, a creare non necessariamente dei giovani e precoci atleti specializzati, ma a diffondere una cultura dello sport in famiglia, a scuola, nella società. Ma sembra quasi che al Coni e alle federazioni questo aspetto non interessi, così oggi in Italia solo la metà dei bambini pratica sport al massimo due volte a settimana e il 23 per cento dei giovani tra i 6 e gli 11 anni ha problemi di obesità. Così un terzo degli italiani non fa sport, un terzo lo fa al massimo fino a tre volte a settimana (ma anche una sola) e  soltanto un terzo lo fa assiduamente. Così si è tagliato sulla formazione dei tecnici, quelli veri, non quelli che in una manciata di ore prendono la qualifica di istruttore. Quelli che una volta si chiamavano Maestri dello Sport, usciti dalla Scuola centrale dello Sport, chiusa nel 1975 perché troppo oneroso l'impegno di dover assumere poi i diplomati come dirigenti, in posti "politicamente" utili da riservare magari a persone che con lo sport non c'entrano nulla.

Calcio. Ai giovani solo le briciole. E la Lega nazionale dilettanti è assopigliatutto. La Federcalcio ha ricevuto dal Coni 62,5 milioni di euro nel 2012, nel 2011 ne sono stati messi a bilancio 78,5 milioni, il 30 per cento circa dei fondi federali destinati ai settori non professionistici. Il settore giovanile dal 2007, dopo il commissariamento, è stato ridimensionato e l'attività regionale di tesseramento e organizzazione del calendario delle gare giovanili e scolastiche sono state affidate alla Lega nazionale dilettanti (Lnd), che si occupa di seconda e terza categoria, quelle che negli altri paesi si chiamano "amatori". I comitati regionali del settore giovanile e scolastico della Figc ricevevano circa 6,5 milioni di euro l'anno, quota oggi scesa a poco meno di 2 milioni di euro: la differenza, 4,5 milioni, arriva nelle casse della Lnd. Un'operazione quella di tesseramento che avviene online proprio nell'ottica di riduzione dei costi. Come mai allora il cartellino oggi costa 1,5 euro in più rispetto a quello fatto da una persona fisica? Una piccola cifra che moltiplicata per 740mila piccoli iscritti rende circa un milione di euro in più. Non solo, il presidente della Lnd Carlo Tavecchio ha ben pensato, in un momento in cui le aziende licenziano o falliscono, di fare nuove assunzioni di dipendenti, con i soldi che secondo lo statuto dovrebbero andare all'attività giovanile, oltre a elargire ai 20 presidenti "volontari" dei comitati regionali diarie/rimborsi spese (quindi esentasse) per 2-3.000 euro mensili. E lo dice fiero: "Siamo riusciti ad entrare nel pacchetto di mutualità dei diritti televisivi che ci permetterà di assumere più di cento dipendenti e costruire più di venti campi. Due aspetti fondamentali per la crescita della Lnd sia per puntellare la base sia per varare dei nuovi centri federali". In pratica con i 18 milioni che per regolamento sarebbero dovuti andare alla Figc e essere reimpiegati per il settore giovanile, la Lnd assume 104 dipendenti nelle delegazioni provinciali (8 milioni), del tutto inutili per i giovani calciatori, e realizza venti campi da calcio in erba sintetica (10 milioni, 500mila euro a campo). Un business gestito in modo monopolistico dal trittico Limonta (che produce l'erba artificiale) - Labosport (il laboratorio che analizza il manto) e Lnd servizi (che rilascia l'omologazione) col benestare di Tavecchi, amico di famiglia dei Limonta. Per omologare il campo in erba sintetica la procedura prevede un versamento di 4.800 euro alla Lnd servizi, un balzello che ricade, in teoria sui Comuni, di fatto sulle società. Campi realizzati in materiale plastico non biodegradabile e con controversi effetti sulla salute dei calciatori stessi.

Pentathlon sott'accusa: si risparmia sugli atleti per mantenere la dirigenza. La Federazione italiana di pentathlon moderno (FIPM) non ha mai pubblicato né il bilancio né il nuovo statuto (modificato da quasi un anno e inviato solo in questi giorni al Coni per l'approvazione). Nessuna delle società li ha mai richiesti, a parte l'Athlion. Buona parte di queste società sono infatti società fantasma, create ad hoc dalla federazione stessa per assicurare i voti all'attuale presidente, Lucio Felicita, in carica dal 1996. Quell'anno infatti lo statuto venne modificato per concedere diritto di voto a ogni società con almeno un atleta che avesse partecipato almeno a una gara. Dal bilancio che siamo riusciti a trovare, la federazione nel 2011 ha ricevuto 2,9 milioni di euro dal Coni, di cui ne ha spesi 2,3. "In Italia ci sono circa 140 società per un totale di 300 tesserati. Assurdo. Decine di queste società sono di Pesaro, la città di Felicita" dice Gianni Caldarone, tecnico Fipm ed ex azzurro. "E proprio a Pesaro dovrebbe sorgere il futuro "centro di pentathlon moderno" con una piscina da 25 metri senza tribune, con una sala scherma con solo 4 pedane che diventa anche palestra di tiro. Peccato che la sala sia al secondo piano dell'edificio, quindi è impossibile fare la prova di combined (corsa e tiro). Mancano la foresteria, il campo da equitazione e un percorso intorno per la corsa, in compenso ci sono il centro estetico e il ristorante. L'impianto sarà gestito da una società sportiva, sicuramente una delle 14 riconducibili al presidente". Solo il progetto è costato 230mila euro, spesa finita nel 2008 e 2009 sotto la voce "incarichi studio e ricerca" (143mila euro), nel 2010 e 2011 sotto la voce "immobilizzazioni" (106mila euro). La spesa preventivata è di 7 milioni, ma il mutuo richiesto al credito sportivo è di 7,5 milioni. Tanto per fare cifra tonda. "La federazione per finanziare questo progetto risparmia sugli atleti e gli impianti" continua Caldarone. "Ci sono 307mila euro per le trasferte e i soggiorni quando gli atleti della nazionale viaggiano in pulmino di notte per risparmiare sull'aereo; 27mila euro di diarie, quando al massimo solo le 9 promesse olimpiche ricevono 200 euro al mese di rimborso spese dietro pressioni dell'Assipenta, 332mila euro di "prestazioni", ossia i compensi per gli istruttori di nuoto che guadagnano solo 8 euro lorde l'ora, senza contratto. In stage e allenamenti vengono spesi 71mila euro, peccato che si faccia tutto a costo zero nel centro di Roma". Poi ci sono 2.486 euro di corsi mai organizzati, 34mila euro di spese per posta e telefono, una bella bolletta per 16 dipendenti. Solo di gettoni di presenza  del consiglio federale sono stati spesi 37mila euro, oltre 20mila euro di buoni pasto, non per gli atleti. La cosa clamorosa poi è l'"acquisto materiali sportivi" quando agli atleti nazionali in quattro anni è stato dato poco o nulla in tal senso. "Il centro federale di Montelibretti è completamente lasciato a se stesso eppure assorbe 534mila euro di manutenzione ordinaria" dice il tecnico, "non è stato neanche riparato il lampione abbattuto nel 2008 dal temporale e che però ha fatto lievitare la spesa di manutenzione da 300mila euro del 2007 a 607mila del 2008. E non si è lesinato sul cambio delle autovetture di "servizio" e sulle spese di "rappresentanza"". E che dire degli spiccioli? Le "altre spese" sfiorano quota 100mila euro. Però il presidente Felicita non percepisce neanche un euro. O almeno nel bilancio non figura.
(1 - Continua)

 

6 commenti:

  1. Che il costo degli apparati fosse superiore a quanto si spende per l'attività vera e propria non è una novità, è sempre stato così e permettetemi di dire che sarà sempre così.
    Il distinguo semmai va fatto rispetto alle parti di apparato che gestiscono e organizzano l'attività in periferia spesso al limite delle risorse umane (per non parlare della situazione a livello provinciale demandata al volontariato assoluto).
    L'elefantiasi centralistica delle federaaioni tutte (ma conosco bene solo la FIN) rispecchia la situazione della nazione tutta, con ministeri ipertrofici e uffici decentrati al lumicino, o la realtà credo unica al mondo di una RAI che vuol far concorrenza al privato e per farlo utilizza circa 5 volte tanti dipendenti Mediaset...
    Sarebbe inopportuno scivolare sul leghismo trito di Roma ladrona, anche perchè sono nella stessa situazione Milano e Palermo, Cagliari e Torino.
    Non a caso a Milano c'è un solo impianto per la preparazione di alto livello, ci è piovuto dentro per anni ed è stato riprato da poco, però gli spogliatoi sono gli stessi che c'erano quando io partecipai in quell'impianto ai campionato regionali del 1970...
    Il problema secondo me non è tanto il costo della struttura, ma come viene ripartita la struttura sul territorio e come le risorse vengono impiegate sul territorio, perchè è il lavoro sul territorio che paga in termini finali di atleti e di prestazioni.
    Il caso FIPM non è possibile in FIN, dato che tutta la FIPM è più piccola di un medio comitato regionale FIN.
    E anche gli articoli di Repubblica sui pasti del centro federale sono poco significativi: sarebbe stato meglio se gli atleti si fossero portati il pranzo al sacco e quei soldi la FIN li avesse spesi per una bella statua all'ingresso?
    E allora, vogliamo entrare nel merito di quanto è costato il centro di Verona, o dato che li si è allenata Santa Federica da Spinea quei dati vanno trattati come i Segreti di Fatima?

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    1. Concordo col fatto, e l'ho scritto già altrove, che le contestazioni ai pasti sono pretestuose e inefficaci. Persino Petrucci ha dato una risposta, anzi un monito, da vero "presidente" invitando a non cavillare. In pratica hanno servito un bell'assist a Barelli.
      Il punto su cui ruotano questi articoli è però un minimo più centrato, non si parla di una generale ipertrofia delle federazioni quanto piuttosto di una idrocefalia. Sono dei giganti con la testa grandissima e il corpo striminzito. Centralisti e molto scarni nelle periferie. Come dici anche tu. Secondo me questo modo di gestire non può durare, è già in atto una rivoluzione ben più importante di quella che deve investire il mondo dello sport. Oggi sono possibili queste federazioni perchè ricalcano in toto l'organizzazione politica del territorio con i suoi sprechi, le inefficenze, le clientele e le corrutele. Sta inevitabilmente saltando tutto e salterà anche questo modo di gestire lo sport. E' venuto molto facile a repubblica infatti, rispondere a FIN, perchè questo è l'unico motivo dell'inchiesta pubblicata, parlando di tutta l'organizzazione dello sport italiano.
      Se nulla dura in eterno, FIN ancora meno. Non credo che il caso pentathlon non si possa applicare a FIN: qualcuno sa che fine fanno i circa 30 milioni di euro che che il CONI ha versato a FIN nell'ultimo quadriennio per prepararsi alle olimpiadi? Scommettiamo che ci hanno tappato tanti di quei buchi che con le olimpiadi non hanno nulla a che vedere e non a caso i bolognesi sono rimasti a secco a due mesi dall'evento? (tanto per fare un esempio)
      Anzi, non appena Barelli, come altri, sarà definitivamente caduto politcamente in disgrazia (quelli di repubblica non scrivono mai a caso), gli converrà lasciare di corsa la poltrona perchè qualcun altro si occupi di smantellare questa caserma con mille ufficiali, qualche caporale e nessun soldato.
      Non penso che sia un problema di dove hanno dislocato la burocrazia e la dirigenza. Non esiste azienda al mondo che può permettersi una ripartizione dei costi tanto insensata, come se una fabbrica di automobili spendesse più di cancelleria che di lamiere... La federazione francese, ancor più centralista della nostra e forse altrettanto antipatica, spende la metà dei soldi, vince un sacco di medaglie e gli atleti girano il mondo durante la stagione.

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  2. La polemica sui centri federali e sulla FIN gestore di impianti è sterile, secondo me, senza entrare nel merito e dare qualche dato in più, vale a dire quali sono le realtà che hanno portato alla necessità o alla volontà per la FIN di gestire un impianto, e non sempre le motivazioni sono motivazioni legate ad interessi personali o semplicistici.
    Anche perchè non dobbiamo dimenticare che le piscine sono impianti costosi e complessi, gli imprenditori che fanno gestione mettono in campo risorse finanziarie non indifferenti e in quanto imprenditori hanno il diritto di guadagnare se sono all'altezza del mercato.
    Quello che la FIN non dovrebbe fare relativamente alle gestione è la concorrenza agli imprenditori e alle proprie società affiliate, nel senso che dovrebbe porsi o come ultima chance in situazioni critiche, quando un comune non trova nessun'altra soluzione o la conflittualità fra società è talmente elevata da richiedere un soggetto alternativo che però le preservi e non le soffochi (si veda al proposito il caso di Mantova...)
    Se poi prendessimo il bilancio in toto relativo ai centri federali, potrebbero scapparci delle sorprese, nel senso che mettendo tutto assieme troveremmo impianti che economicamente hanno un utile, questo utile serve per coprire i costi dei centri federali di alta specializzazione, che per ovvi motivi non danno una resa ma solo costi e alla fine non mi sorprenderei di trovare alla voce centri FIN un saldo prossimo allo zero, cioè un sostanziale equilibro di bilancio.
    Le cifre ritenute spropositate da Zunino per i pasti di Ostia, i costi per il mantenimento di Pellegrini &co. a Verona sono coperte dal bilancio degli altri centri federali? E' questa a mio avviso la domanda corretta da fare.
    Mi è capitato di partecipare all'organizzazione di un paio di campionati assoluti di nuoto a Milano: la FIN mandava da Catania (si, da Catania) un signore con il compito di fare il cerimoniere: metteva le musichette, preparava le medaglie, stabiliva chi premiava...il tutto con diaria, albergo, aereo, taxi, ecc
    Mi piacerebbe sapere se continuano ad esistere situazioni di questo tipo, cioè se dalla struttura sono state eliminate certe ridondanze, in tutti gli aspetti.
    Aspettiamo la parte che riguarda la FIN, quindi, ma non guardiamo le cose col paraocchi per favore.

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  3. Quello che scrive repubblica è sicuramente vero. Però utilizza, nel cercare il colpo ad effetto, uno stile sensazionalista che rende brutto inutile e abominevole qualsiasi cosa fatta. Anche quelle buone. Essendo in Italia ci sono brutte abitudini di chi gestisce soldi e potere che si trasferiscono dalla società allo sport che ne è parte. Con i soldi che lo sport ha gestito in questi ultimi trenta anni dovremmo avere centri di allenamento in quantità industriale, tecnici di tutte le discipline pagati profumatamente per lavorare a tempo pieno negli stessi centri e risultati incredibili. Ma nn è così purtroppo. Dovremmo licenziare persone, riorganizzare tutto ecc.ecc. ovvero fare quello che bisognerebbe fare in ogni settore pubblico o parzialmente pubblico, come le ultime vicende del nostro malridotto paese stanno dimostrando. Si può fare in questo modo , mi sembra di no ...
    Ma torniamo al nuoto. È indiscutibile che il nuoto è uno sport che non può costare poco come ci hanno fatto credere per anni. Le piscine costano un mare di soldi. Riscaldamento, pulizie, trattamento dell'acqua, energia elettrica, manutenzione straordinaria ed ordinaria, e personale incidono nel costo dell'abbonamento molto di più che in quello di qualsiasi altro sport. Eppure il nuoto deve costare poco. Così servizi scadenti, piscine mal tenute, istruttori mal pagati e tanto "nero" ed associazionismo sportivo per modo di dire. Anni fa i comuni spendevano un capitale per gestire le piscine , poi hanno iniziato a darle in gestione. Guerra tra gli operatori del settore (dei geni) che hanno iniziato a offrire soldi litigandosi gli impianti che erano in rosso fisso. Per farla breve ora gestire una piscine rispettando norme, regole e pagando il giusto chi ci lavora è quasi impossibile. Figuriamoci l'agonismo.. L'agonismo è remissione per chi lo fa è inutile pensare che ci sia un guadagno , a meno di non mettere decine di ragazzi in orari allucinanti seguiti da un signore che fa , nella piscina o fuori, altri dieci lavori. Quando si arriva all'alto livello si tesserano per l'Aniene (o altre società che più o meno velocemente falliscono ).. a parte le battute arrivati in alto si rema alla grande . Qui dovrebbe a mio avviso entrare in gioco la federazione con un programma di supporto , di trasferimento presso centri, società o altro secondo un progetto chiaro e dettagliato.. chiarezza e dettaglio che mancano completamente. Serve una visione del nuoto e di dove sta andando. in base a questa visione servono programmi, idee, investimenti, altro che pasti..

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  4. Cosa ha fatto in questi anni di successi (tranne che a Londra ) ? Ricordiamo che l'Italia ha avuto dal 2000 ad oggi, tre campioni olimpici ( Fioravanti due volte, Rosolino, Pellegrini) , cinque campioni del mondo (Rosolino, Boggiatto, Magnini due volte, Pellegrini quattro volte, Filippi) più una quantità enorme di altre medaglie. Ha creduto in un tecnico, Castagnetti, sostenendolo anche quando non ci sono stati i risultati , che ha gestito nei 25 anni della sua gestione la maggior parte di questi ed altri atleti portandoli a nuotare a casa sua poi diventato centro federale. Castagnetti ha potuto farsi un'esperienza enorme in questo modo, arrivando a vincere le medaglie olimpiche dopo anni di sofferenze. Con lui sono cresciuti tra 1000 difficoltà altri tecnici , che forse saranno pronti per prendere la sua eredità tra qualche anno se supportati dalla federazione come è stato per Castagnetti.
    Di centri federali se ne è cominciato a parlare, guarda caso, quando non ci sono stati i dirigenti federali, ovvero durante il commissariamento.
    Il centro federale dovrebbe essere un luogo ameno dove si può nuotare in condizioni ottimali (vasca lunga all'aperto e al chiuso insieme alla vasca da 25 e alla palestra ) di spazio ed assistenza tecnica, medica, fisioterapica e chi più ne ha ne metta. Meglio se dotato di foresteria e mensa (a meno di seguire le indicazioni di repubblica e inventare il collegiale a digiuno).
    Quanti ce ne sono in Italia : nessuno. Ostia non ha la vasca da 50 di inverno , Verona nn ha le foresterie. Qui sta il problema , cosa servono i centri federali se non sono centri di allenamento o se non rendono soldi per sostenere l'attività ?

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    1. Il centro federale dovrebbe essere qualcosa più di un posto per nuotare in modo ottimale, questa condizione dovrebbe essere ricercata già presso le società, nel centro federale dovrei trovare una struttura di eccezione che mi permette fare cose fuori dalla normale attività: altura, ritiro di squadra, attrezzature particolari, analisi... Questi, con le dovute priorità e prenotazioni, dovrebbero essere messi dalla federazione al servizio delle società. Un bel passo indietro da parte del nuoto di stato!

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Chiunque può scrivere qualunque cosa, meglio di così?