sabato 13 ottobre 2012

Ma tu guarda! capitolo 2

E' stato pubblicato il continuo della cosiddetta inchiesta e, anzichè mettere a segno un bel colpo per l'informazione, i giornalisti svelano meglio la loro natura di servi dal grilletto facile. In fretta e furia buttano giù dei dati dei quali non si capisce un bel niente e che il ragioniere di Barelli riuscirebbe a confutare anche in stato di ebbrezza. Peccato, per la fregola di pubblicare entro la data delle elezioni FIN hanno sprecato un'occasione d'oro. L'unica evidenza è che c'è un giro di soldi enorme che in nessun modo può essere giustificato col livello di servizio e di risultati offerti. Di certo è un gran magna magna ma senza i dettagli...

Da quei gran somari di repubblica.it:

Dal tennis alle piscine
Ombre e misteri nei bilanci

Rappresentano due tra gli sport olimpici più importanti. Nei loro conti diverse incongruenze. Gli incastri societari e la gestione "familiare" della Fit. Spese generali decisamente esagerate e piuttosto vaghe alla Fin

Nello sport italiano i soldi pubblici vengono spesi male e in modo poco trasparente dalle federazioni di ogni dimensione. Da quelle con pochi iscritti come il pentathlon, alle più grandi come Figc, Federtennis e Federnuoto.

Tennis. La federazione è un affare di famiglia. Supertennis costa 4 milioni di euro l’ anno. Anche in casa Fit i bilanci sono introvabili. Sul sito c’è solo uno stralcio di bilancio del 2010, comparato a quello del 2002, anno economicamente nero del tennis italiano. La Fit riceve oltre 6,2 milioni di contributi pubblici (un quinto delle entrate totali) di cui circa 5,9 dal Coni, più che raddoppiati in dieci anni e che aumentano all’ aumentare dei tesserati. Secondo le nuove norme si possono tesserare tutti gli iscritti ai circoli affiliati, anche senza che giochino a tennis. Dei 28,7 milioni di spesa, ben 5 se ne vanno in personale e strutture, mentre quasi 2 sono "spese generali". E si scopre che la federazione ha tre società partecipate, con 78 dipendenti: la Fit Servizi srl, la Mario Belardinelli ssd e la Sportcast. La prima, che gestisce e amministra le finanze della Fit, ha come socio la Lega italiana tennis e Marco Perciballi, consulente della società e della Fit. La Mario Belardinelli, che organizza i centri estivi della Fit e offre consulenze, è partecipata dalla Fit servizi, dalla Lega tennis e dalla International lawn tennis club Italia. Dal 2008 al 2010 ha ricevuto dalla Fit circa 2,7 milioni. Altri 4 all’ anno invece vanno alla Sportcast, editore di SuperTennis tv. Il presidente è Carlo Ignazio Fantola, anche vicepresidente del gruppo editoriale Unione Sarda, nonché zio del presidente Fit Angelo Binaghi, rieletto per la quarta volta. La Fit ha indicato come consigliere delegato la QA srl, della famiglia Baccini, che già si occupa della comunicazione della Fit (promozione e comunicazione costano 3,2 milioni). Giancarlo Baccini è anche direttore della tv. Su tutto questo è aperta una interrogazione parlamentare al ministro Gnudi. Ombra completa su tutto il resto, a partire dalle spese sostenute per organizzare gli Internazionali Bnl. Sono noti i ricavi, 15-17 milioni, ma l’ utile si riduce a poco più di un milione di euro. Sul dettaglio dei costi mistero assoluto. Non è un mistero invece che l’ ex tennista azzurro Gianluca Rinaldini - paraplegico a 26 anni per un incidente stradale-nel 2004 ha perso tutti i suoi incarichi nel mondo del tennis: aveva votato l’ avversario di Binaghi. Vincitore.

Nuoto. Tante spese "generali" e "varie". Trecentonovantamila euro in opuscoli. La Federnuoto, dopo la Figc, è la federazione più finanziata dal Coni. Nel 2011 ha ricevuto 10,5 milioni (4% del totale), 646mila in più del 2010, di cui 608mila per gli atleti del Club Olimpico, sottraendo 228mila al funzionamento e all’ attività sportiva. Molte risorse vanno all’ attività di alto livello (197mila euro in più) e ai dipendenti, con 57mila euro di contributi in più. A discapito delle strutture, per la cui gestione i fondi restano a quota 1,8 milioni. Dei 36 milioni spesi per l’ attività sportiva ben 5,5 sono assorbiti dai costi generali e per il funzionamento, 4 milioni (1,2 milioni più del 2010) partono per il personale (80 dipendenti tra Coni e Fin nel 2011, 18 in più del 2010) e i collaboratori a livello centrale e 1,4 milioni per l’organizzazione territoriale. E poi c’è l’ asso dei "costi generali", che assorbono 2 milioni. Lievita la spesa per il funzionamento delle commissioni tecniche che passa da 16mila euro a 91mila euro. Altri 250mila euro sono stati spesi come ulteriore finanziamento al Comitato organizzatore dei mondiali 2009, un buco nero ancora aperto. E poi ci sono i 390 mila euro di opuscoli e materiale di propaganda. Nella sezione gestione impianti sportivi su un totale di 8,3 milioni, ben 3,2 vanno sotto "altre spese", senza dettagli. "Vari" e "generali" sono parole ricorrenti, un limbo di spese oscure e incontrollabili. E rischiano di diventare incontrollabili anche i debiti delle società affiliate. Giorgio Quadri, in corsa per le elezioni del 14 ottobre, ha inoltrato al ministero del turismo e dello sport un esposto proprio su questo tema. Le norme federali prevedono che le società possano riaffiliarsi e avere diritto di voto solo dopo aver saldato i debiti con la Fin. Quadri accusa che "alcuni comitati regionali, in spregio alle norme vigenti, accettano a garanzia dei debiti anche titoli di credito o effettuano rateazioni". In pratica dei "pagherò" che, in caso di insolvenza, diventano debiti inesigibili. Tutto sulla fiducia. Nei soldi pubblici.

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