giovedì 27 settembre 2012

Uno strano video di nuoto

E poi non venite a dirmi che non ve lo avevo detto...

Questo video rappresenta la miglior metafora possibile dell'evoluzione tecnica del nuotatore. Così come un giovane atleta inizia il suo percorso mouovendo ogni parte del corpo in antagonismo rispetto alle altre mentre tutto il corpo unito fa la lotta contro l'acqua, questi 32 metronomi meccanici iniziano il loro lavoro in modo totalmente scordinato. Poggiando su un piano semovente, sospeso da quattro fili che lo sorreggono agli angoli, trasmettono il loro impulso l'uno agli altri, anche attraverso il piano che restituisce loro delle vibrazioni sempre più armonizzate, fino a che tutti i 32 metronomi non arrivano ad una perfetta coordinazione tra loro e l'elemento sul quale poggiano.


Imparare a condizionare l'acqua e a farsi condizionare da essa mentre il corpo lavora all'unisono per un unico obiettivo: mica un lavoro da poco! E' meglio iniziare con il potenziamento o con la tecnica? Cosa succede se aggiungiamo potenza ad un meccanismo ancora non ben coordinato, riuscirà a trovare gli equilibri più facilmente o forse non li troverà mai più?
E allora, mi dite come mai i nostri esordienti van così forte, i categoria van come i razzi e poi gli assoluti non vanno più?

2 commenti:

  1. Ciao, ho visto il video altrove e mai mi sarebbe venuto in mente il nuoto... ma in fondo hai ragione. L'esempio e bello ed efficace, ma secondo te, nel nuoto tutto si aggiusta da solo come per i metronomi?

    Dario -Roma

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    1. ...molti si comportano come se nel nuoto tutto dovesse andare a posto da solo e se questo non succede è perchè non hai il talento necessario. Io non sono per nulla daccordo. I metronomi vanno a posto da soli perchè sono regolati tutti con lo stesso tempo, quindi anche fatti partire in tempi diversi, emettono tutti la stessa nota e si armonizzano per simpatia (termine tecnico). Il corpo umano, se vogliamo, ha una base ritmica similmente condivisa costituita da cuore e polmoni, ha dei flussi al suo interno che incontrano differenti pressioni e dei segnali che viaggiano a velocità diverse a seconda del percorso. Un gesto per essere efficace deve essere il più naturale possibile, cioè incontrare le minori resistenze, non a caso la velocità si ottiene con la scioltezza e la leggerezza... ma è solo una metafora e noi siamo vagamente più complessi dei metronomi sul piano.

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Chiunque può scrivere qualunque cosa, meglio di così?