giovedì 27 settembre 2012

Sport e Denari 1.0

Il tema è vecchio come il cucco e tutti ci si buttano a pesce per moralizzare, de-moralizzare, difendere la pagnotta o guadagnarsela. Io faccio parte di quelli che pensano che i soldi siano superflui all'essenza dello sport, quindi se ne potrebbe fare a meno, ma siano resi necessari dalla dispendiosità delle sovrastrutture inutili che la nostra società crea in ogni campo, e così anche nello sport. 
In sintesi, i soldi non servono per far sport ma per far campare tutto ciò che si è costruito intorno allo sport. 
E' banale, ma spesso le cose più banali sfuggono di mente e succede che talvota siano i fondamentali, in quanto banali, ad essere persi di vista. Questa mia, più che una visione, che potrebbe essere etichettata come romantica o irrealizzabile, è una vera e propria analisi. A me pare opportuno considerare la possibilità della creazione della figura dell'atleta professionista anche nel nuoto, per il semplice motivo che in altri stati i nuotatori possono essere professionisti e che anche in italia esistono sportivi professionisti di altri sport. 
A tutto questo si obietta sempre che nel nuoto non ci siano i soldi perchè si possano avere dei professionisti come ad esempio nel calcio e che bla, bla bla bla...
Io invece, in proposito, ho sempre in mente almeno tre cose: 

- la prima che intorno ai nuotatori ci sono sempre più professionisti che campano dell'attività del nuotatore dilettante e questo mi suona già vagamente distorto, 
- la seconda è che il professionismo nel nuoto esiste e spesso lo abbiamo mascherato da servizio militare all'interno di un gruppo sportivo, 
- la terza è che un professionista non debba essere per forza multimilionario.

Voglio spiegare meglio questi tre argomenti:

Il nuotatore dilettante povero circondato da facoltosi professionisti
All'inizio di tutto abbiamo un impianto (la piscina), ci sono una proprietà e una o più società di gestione che rivendono o gestiscono in proprio i cosiddetti spazi acqua. In acqua ci fanno corsi con o senza galleggianti, bici d'acqua, assaggio di tartufi e vini... e poi ci sono anche i nuotatori a dare un senso al tutto. Una dignità, dal mio punto di vista. Tutti pagano, manco a dirlo, nuotatori compresi, ma pagano soprattutto gli agonisti che di solito smenano tutto l'annuale in un'unica soluzione mentre la signora dell'acqua gym paga mese per mese (lascio ad altro intervento il bilancio tra le varie attività in vasca e le conclusioni su chi aiuta chi a sopravvivere). 
L'atleta, in più, si paga anche le trasferte, gli attrezzi per l'allenamento, il costume quasi usa e getta per la gara, mangia come un lupo che da solo costa come la spesa di una famiglia, ma sta zitto e nuota. Così si dice. 
Ora, se c'è un mondo nel quale gli addetti ai lavori non amano essere messi in discussione è sicuramente quello del nuoto italiano. Una strana congiuntura antropologica di arroganza difensiva unica nel genere. Stiamo fuori in questo caso dalla facile polemica. Non vogliamo quindi, al cospetto di un tanto prevedibile apparato di autodifesa, mettere in dubbio la professionalità di nessuno. E quindi, dirigenti, fisiatri, allenatori, istruttori, giudici, manager, analisti di marketing (ormai si trova di tutto a bordo vasca), politici, sindacalisti, fotografi, giornalisti, produttoridi attrezzi e costumi, ristoratori e albergatori, società di assicurazione... insomma chi più ne ha più ne metta, che ci stanno a fare? Beneficenza, no! Sono in tanti, siamo circondati da venditori d'assalto che propongono i migliori servizi e le più raffinate professionalità. In cambio di cosa? 
Il nuoto agonistico è a tutti gli effetti una piccola industria dove ciascuno ha la propria fetta di dignità e di guadagno ma... dobbiamo far notare una anomalia di questo settore: tutti magnano tranne la figura sulla quale si fonda l'intero sistema: il nuotatore.
Il mercato è l'incontro di domanda e offerta, che tipo di domanda rappresenta il nuotatore agonista e di quali servizi usufuisce senza che ne fornisca a sua volta, dato che paga solo e non incassa? E poi ancora: essendo l'unico senza soldi come fa ad essere il cliente se non è nemmeno il fornitore?
Forse sarebbe forzare troppo l'argomentazione da parte mia, il voler dimostrare che il nuotatore agonista fornisca la propria attività e la propria immagine perchè un segmento di mercato stia in piedi in modo che tante persone, ma lui escluso, abbiano un congruo ritorno economico. Ma è sicuramente eccessivo, d'altro canto, che tutto un mercato intero possa pretendere che nemmeno una rappresentanza dei migliori agonisti (100, 200...) possano essere contrattualizzati e retribuiti come professionisti. Dato che mantengono e giustificano tutto un comparto. Ovunque si vogliano collocare dei prodotti esistono dei costi di accesso alla piattaforma. Giusto o sbagliato che sia, oggi funziona così. Dovrà essere così anche per nuoto e nuotatori. Se questo sistema non è in grado dare lo stipendio anche ad almeno duecento nuotatori così come fa con tutto il circus allora non merita di esistere.

Vuoi nuotare? Allora spara!
Una delle distorsioni più evidenti e più invisibili allo stesso tempo del sistema economico dello sport italiano è rappresentata dagli atleti che imbracciano le armi per fare sport. Lo abbiamo talmente accettato che non ci si fa più caso, sentiamo parlare dell'atleta fiamme oro, fiamme gialle e così via, e non solleviamo nemmeno un sopracciglio per chiederci come mai mandiamo sempre i militari anche nelle occasioni civili e come mai questi militari abbiano interesse ad essere presenti alle suddette manifestazioni. Brand awerness? No, elemosina di Stato. E' già tanto se tutte queste suddivisioni di forze armate abbiano di per sè senso di esistere oggi, figuriamoci che caspita dovrebbero farci i carabinieri o la finanza con gli atleti... e infatti li pescano fuori e mica tra i loro. 
Le vecchie istituzioni sportive di stampo ultra nazionalista come quelle che derivano dal periodo fascista (FIN?) non hanno compiutamente svolto un processo di emancipazione culturalmente dall'idea di sport di stato e dell'atleta come servitore dello stato. Niente di più facile, date le nobili origini della federazione, che questo povero atleta, ridotto al rango di attrezzo, non abbia conosciuto negli anni nessun tipo di tutela e sviluppo della sua figura al punto che farlo entrare in un corpo militare per poter nuotare è visto da un lato come atto di generosità mentre dall'altro, spesso tristemente perchè tanti atleti sono anche poveri, come una bella fortuna. Nel mentre c'è chi ingrassa...

Povero come un nuotatore o ricco come un idraulico?
Parli di un professionista sportivo e subito lo immagini sul divanetto del privè con pupe e champagne. Ci sono anche quei professionisti, ma quell'immagine non è propriamente la distorsione dell'immagine del professionista, bensì quella dell'immagine del ricco. Il ricco può essere talvota (...) un po' cafonema questo è un altro discorso... Essere professionista, invece, non vuol dire essere ricchi. Significa che la propria attività è svolta all'interno di uno standard riconosciuto di regole, obblighi, atti, strumenti... Significa che la propria attività è tutelata e che lo sono anche i propri clienti. Nulla a che vedere con il lusso. Un artigiano è un professionista e benchè vi siano degli artigiani molto ricchi ce ne sono tanti altri che dalla loro attività ricavano semplicemente lo stipendio per vivere dignitosamente. Perchè un nuotatore meritevole non può accedere ad un contratto che gli permetta di far valere dei diritti di base, così come spettano a qualunque essere umano che dedica la giornata ad un'attività dalla quale dipende anche il benessere di altri? Forse la vita di nessuno dipende dall'attività dei nuotatori agonisti? A me sembra il contrario.

2 commenti:

  1. logorroico come al solito, ecco dove ti sei cacciato, nella tua foresta. Hai fatto bene... E' bello rileggere i tuoi teoremi.

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Chiunque può scrivere qualunque cosa, meglio di così?